Se c’è sulla Terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare, se esiste qualcosa di santo, di puro e di sublime, qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio dell’ infinito e del vago che chiamiamo anima, questa è l’Arte”.

(G. Flaubert)

mercoledì 22 maggio 2013

ROSALBA CARRIERA


Per molti secoli la presenza femminile nel mondo dell’ arte risulta “impercettibile” in quanto le donne restano circoscritte tra le mura di casa o all’ obbedienza della vita monacale, impiegate esclusivamente nelle cosidette “arti minori” quali il ricamo, la tessitura e la miniatura.

Nonostante si trovino ben lontane sia dal mondo accademico che dalle botteghe artigiane di apprendistato (ad esclusivo appannaggio degli uomini) le donne artiste riescono ad affermare la loro vocazione, fatta di passione, di sensibilità, di leggerezza e di forza.

Ed è proprio da  Rosalba Carriera, artista barocca di estrema eleganza e intensità che parte la prima tappa del nostro viaggio nell’ universo dell’arte,  autrice  dell’ opera “L’allegoria della Primavera” , posta a sfondo di questo blog.


LA POETICA ARTISTICA


Rosalba Carriera nacque a Venezia il 7 Ottobre 1675 da una famiglia di modesta tradizione pittorica. La madre Alba Foresti, merlettaia  le insegnò come era uso tra le donne veneziane del XVIII, l’arte del ricamo, ch’ ella apprese insieme alle sorelle minori, Angela e Giovanna, divenute anch ’ esse pittrici. 

Le fonti biografiche rispetto all’ artista veneziana sono incerte, tuttavia notizie piuttosto dettagliate di alcuni periodi della sua vita si ricavano da un cospicuo epistolario, mai reso pubblico nella sua integrità ma spesso citato dai suoi biografi.

Come Rosalba sia giunta all'arte pittorica non è  ancora completamente chiaro. 

Oltre al padre pittore dilettante come il nonno, influì probabilmente sulla sua formazione l'arte di Giovanni Antonio Lazzari da Venezia, pittore di arte sacra e ritrattista poco più che dilettante;  in seguito diventò  allieva di Giuseppe Diamantini, nonché di Antonio Balestra da Roma


Quest’ultimo in un suo viaggio nel 1690, portò nella città lagunare, “la leziosità e la graziosità del Correggio” che Rosalba interpretò e adottò come caratteristiche precipue di tutta la sua produzione artistica.
L'esordio pubblico della Carriera avvenne come miniaturista nel 1698, certo è che nel 1704 era considerata degna miniatrice

In quest’arte fu la prima ad utilizzare l’avorio per dare lucentezza e splendore all’insieme,  innovando anche la tecnica  utilizzando al posto del  tradizionale tratto breve e ben omogeneo, un tratto deciso e veloce, specchio della tradizione pittorica veneziana.

In particolare cominciò col dipingere le tabacchiere, delle scatoline in avorio destinate al tabacco da fiuto, usanza molto in voga nel Settecento. Soggetti principali di questi piccoli  contenitori, spesso venduti ai turisti, erano delle amabili damine che furono i primi soggetti delle sue opere.

E' in questo momento che entrata ormai nella cultura veneziana del tempo, corrispondeva con pittori europei come l' inglese Cristiano Cole, che la spronò a studiare e fare propria la tecnica del pastello. L' artista veneta infatti elaborò una nuova tecnica con gomma arabica ed avorio.

 

Tale tecnica le permise di portare alla luce sia le pieghe dell'animo che quelle degli splendidi abiti indossati dal soggetto ritratto, in un continuo e raffinato rimando tra l'io interiore e quello esteriore. 

La corti d’ Europa per quasi mezzo secolo cercarono di accaparrarsi i suoi servigi, eppure, nonostante i frequenti inviti e le generose proposte, salvo tre brevi soggiorni (Parigi, Modena, Vienna) Rosalba preferì rimanere a Venezia, dove lavorò incessantemente per tutta la vita.

Nel 1705 nella capitale francese, dove Rosalba soggiornò per circa un anno, ospite così come racconta nel suo diario, del collezionista parigino Crozat, , entrò perfino a far parte dell’Accademia Reale di pittura;  grazie all’ interessamento del già citato amico inglese, Christian Cole, venne anche accettata dall’ Accademia nazionale di San Luca a Roma, con l’opera “Fanciulla con colomba“, il suo primo pastello presentato come saggio artistico. Forse poco dopo venne ammessa anche all’ Accademia Clementina di Bologna.

Fanciulla con colomba – Accademia di San Luca- 1705






Ben presto si orientò verso i ritratti di personaggi illustri sia femminili che maschili. Tra questi lo splendido ritratto del Conte Nils. 


Ritratto di Conte Nils – 1729- Stoccolma – Museo Nazionale



Quest’ opera nel rappresentare il  nobile Nils nella sua altezzosità e spavalderia esprime un grande valore per resa psicologica e impostazione della figura. 

Dimostra vari aspetti dell’ aggiornamento culturale di Rosalba con la ritrattistica di Fra Galgario, artista settecentesco veneziano di altissimo livello che seppe coniugare la resa artistica con l’introspezione psicologica ed emozionale del personaggio. 

Uno dei più potenti ritratti maschili è senza dubbio quello del Cardinal Melchior de Polignac, dal quale emerge una certa plasticità della figura in una soffusa penombra unita alla fierezza dello sguardo dell’ ecclesiastico.

 

Ritratto del Cardinale Polignac- Venezia–Galleria dell Accademia- 



Tale è la sua fama che l’allora giovanissimo re di Francia, Luigi XV (che regnava sotto la reggenza di Filippo d’Orléans e del cardinale Guillaume Dubois), la invita a corte per raffigurare la sua famiglia.  Nel suo diario, in data giovedì 1 Agosto 1720, si legge “Ebbi ordine da parte del Re di fare in piccolo il ritratto della Duchessa Vantadour: ed in questo giorno ne cominciai uno piccolo dello stesso Re”.

L'artista veneziana influenzò il gusto francese tanto che Maurice Quentin de la Tour, ritrattista francese, seguì il modello della Carriera e la tecnica del pastello, come mezzo per fermare immediatamente l'espressione del soggetto e renderlo nella sua realtà psicologica

Maurice Quentin – Ritratto di donna-



Risalente a questi anni anche un pregevole ritratto del grande artista, pittore e incisore della Repubblica di Venezia, Giambattista Tiepolo. 



Raffigurante l’artista veneto all'età di circa trent'anni, quindi databile attorno al 1726, in posa spavalda e abito molto elegante, il ritratto ha aspetto monumentale, il personaggio riempie la tela con assoluta padronanza spaziale. La stesura del colore è morbida e lieve, con una larga gamma di tonalità chiare sia per l'incarnato, dove la materia pittorica si arricchisce per accentuare la luminosità, sia per la stupenda giacca celeste pallido su cui spiccano alcuni punti di luce.
Lo zabò (jabot), svolazzante e quasi impalpabile merletto che si sprigiona con grande sapienza dallo scollo nero della giacca, vivifica il dipinto con eleganza impressionante.  
Il tutto denota una scelta di colori e una tecnica tipica di chi è abituato a lavorare il pastello con grande abilità, congiunta a superbe qualità pittoriche.

Rosalba Carriera si rivela dunque una pittrice dalle grandi doti ritrattiste come sottolinea  l’ erudito e disegnatore veneziano Anton Maria Zanetti, nella sua riedizione di una guida turistica di Venezia (1733):

"Questa famosa pittrice è dotata di un singolare dono nel fare squisiti ritratti in miniatura che con pastelli di una vaghezza, bellezza e simiglianza rarissima» 

Lo stesso Zanetti fu ritratto dalla Carriera in un opera databile tra 1700 e il 1710 in un pastello su carta conservato presso la Collezione G. Stroganoff di Roma.

A delineare ancor meglio la poetica artistica della Carriera, proprio nella eccellenza del ritrarre ,  le parole del critico d’ arte ottocentesco Tommaso Locatelli, autore nel 1838 di un “Elogio a Rosalba Carriera” ( tratto dai “Discorsi letti nella R. Accademia di Belle Arti in Venezia per la distribuzione de’ premii dell’ 1808- 1847).

"Questa maniera di dipingere, fra gli altri suoi pregi, ha singolarmente quella della morbidezza nella carnagione in modo che i nudi cosi dipinti riescono appunto a chi li vede come se fossero carne vera, le vive forme impastate della mano stessa della natura. Lavoro in vero difficilissimo, ma condotto dalle maestre dita della valente Rosalba al sommo grado di perfezione”.

Perfezione “tecnica” che si traduce in una propria ed unica abilità nell’ uso del pastello con  un’ ingegnosità  tutta sua, non leziosa, soffice e luminosa, intrisa di luce, con rapidi tocchi di bianco sopra gli altri colori per ottenere effetti di luce a forte carattere atmosferico.  

Questa finezza artistica si nota sia nella ritrattistica in genere sia nella serie di autoritratti, che  rivelano altresì  uno sviluppo psicologico e morale dell’ artista. Ciò risulta ben evidente dalla contrapposizione della gioia, della leggerezza e del diletto del primo autoritratto fatto in  giovinezza,  dove si rappresenta mentre dipinge la sorella, con l’ inquietudine, la sofferenza  dell’ ultimo del 1746, dove raffigura  se stessa con un volto molto invecchiato e impassibile, triste e duro a indicare lo stato d'animo di quegli anni dopo gli esiti negativi e le complicazioni di un intervento alla cornea,  che la condussero alla cecità totale.


Autoritratto con la  sorella Giovanna - 1709



Autoritratto 1746

La peculiarità dell’ artista veneta era quella  di saper "indagare" il volto di chi le stesse di fronte, leggerlo in tutti i suoi particolari, capirlo e riuscire a trasporre con la pittura ciò che lei vedeva, tutto "incorniciato" da un profondo realismo. 
Nel "Ritratto di Ignota" alla veridicità  sottolineata dal porro sulla guancia della signora si accompagna alla dolcezza “rassicurante” dello sguardo dell’anziana.


Ritratto di signora anziana (o di Ignota)  



Contemporanea all’ opera soporacitata è il “Ritratto di Caterina Barbarigo” una delle più belle dame veneziane, il cui ritratto veniva ordinato spesso dai nobili viaggiatori del tempo.

Ritratto di Caterina Barbarigo


 
La brillante Caterina Barbarigo  s' impone per la sua spavalderia, il suadente sorriso e per la capricciosa acconciatura, elementi che sottolineano come la ritrattistica della Carriera diventi un maturo e raffinato adattarsi alle diverse esigenze del soggetto

La luminosità delle perle (accessorio  presente in numerose donne ritratte dalla Carriera e che evidenzia l’attenzione dell’ artista barocca per il particolare)  insieme all’ incarnato, in contrasto con i toni scuri dello sfondo e delle vesti contribuiscono ad accrescerne ed esaltarne il fascino.

 

Le figurazioni allegoriche delle Stagioni furono un tema più volte affrontato da Rosalba Carriera nel decennio compreso tra il 1720 e il 1730. Fra tutte si evidenzia senza dubbio “L’allegoria della Primavera” opera posta come sfondo del blog. 

Rosalba scelse come modelle giovani popolane offrendo un aspetto nuovo alla ritrattistica. A tal proposito Michael Levy scrisse:
“rappresentarle come fanciulle graziose e compiacenti era una fantasia, non un'allegoria seria, e il piacere consisteva in parte nel veder scivolar via la maschera e la personificazione trasformarsi in una donna.”

L’ "Allegoria della Primavera"  si caratterizza sia per il vivace cromatismo che spazia tra lo sfondo scuro, il tenero incarnato della donna e  il  blu della vesti delineate dallo  splendore dei fiori, sia per la forza espressiva dello sguardo, profondo e fascinatorio della fanciulla colta mentre annusa delicatamente un fiore.




 
Agli anni trenta risalgono alcuni pastelli a carattere religioso che rientrano tra le opere destinate alle stanze private e alle cappelle dei nobili. 

Tra queste la dolcissima  «Madonna orante» di Ca’ Rezzonico di Venezia.





Ancora alla Allegorie sono dedicate le opere della maturità artistica della Carriera: si tratta di una serie di Allegorie dei Quattro Elementi (Aria, Acqua, Fuoco, Terra)  che eseguì su committenza di Augusto III di Sassonia tra il 1744 e il 1746, raggiungendo l’ apice della sua arte, in una simbiosi tra eleganza leggerezza, grazia e perfezione.

Ciò  dimostrato dalla leggiadria  dell’  “L’ allegoria dell’ Aria” opera che coinvolge  e avvolge lo spettatore, dove ogni elemento cosi precisamente reso, sottolinea la vaghezza, il senso di piacevolezza tipici dell’elemento rappresentato. 


       


Rosalba morì il 15 aprile 1757 di cecità.



Concludo questo viaggio nel mondo artistico di Rosalba Carriera sottolineando il pregio della sua produzione e della sua poetica, caratterizzata da ingegnosità, estrema abilità tecnica ed espressiva, profonda introspezione, leggiadria delle rappresentazioni e del cromatismo. L'artista veneta rappresenta indubbiamente uno dei più bei esempi di donne artiste che si impongono per la loro temperanza e passione.

















6 commenti:

  1. bellissimo post!!! non sapevo che esistesse una donna pittrice nel 1700...complimenti per come è organizzato il blog :-)

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    1. Grazie Claudia. Sono contenta che ti siano piaciuti il post e il blog. In realtà ci sono molte donne artiste "sconosciute". Seguendo il blog ne scoprirai tante altre...già a partire dal Medioevo.
      Grazie ancora e buona lettura!!!

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    2. Ciao...quando potrò leggere un nuovo post?

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  2. ciao!!! siamo gli alunni del maestra Paola e il maestro Raffaele, della V C G. Falcone, ci è piaciuto molto il tuo articolo e i quadri che hai esposto! :-)

    Siamo interessati a seguirti nel corso dell'anno perchè anche noi seguiamo un percorso scolastico di arte e immagine, studiando alcune opere pittoriche del nostro paese, in attesa della tua risposta ti inviamo i nostri più cordiali saluti. Classe V C :-)

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    1. Che bello ricevere un commento dagli alunni di una scuola!!! Scusate se vi ho risposto in ritardo ma è un periodo molto impegnativo per me. Ricevere il vostro commento mi riempie di orgoglio, sono felice che vi siano piaciuti l'articolo e le immagini del blog. Ci saranno tanti artisti e tanti bei quadri da scoprire insieme:). Vi auguro buon fine anno scolastico!!!Un abbraccio forte a voi e ai maestri!!!

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  3. Ciao Claudia,
    molto presto...ci sto lavorando...Posso anticiparti che "viaggeremo" ancora tra le artiste del nostro patrimonio!!! Se vuoi per ricevere in tempo reale la notizia della pubblicazione del nuovo post puoi iscriverti alla mailing list.
    A presto!!!

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